Non ci si pensa proprio, affondati nelle poltrone dei cinema, sempre più spesso imponenti troni da multisala. Ed è normale non pensarci proprio, fa parte della favola. Ma se possiamo abbandonarci al film è anche perché c’è chi la costruisce pezzo dopo pezzo, la magia.
Una di loro è Giulia Parigi. La sua voce toscana è briosa, tiene banco e prova a spiegarmi come funziona, mentre io sono combattuta tra l’irresistibile curiosità e la voglia di affondare in santa pace in tutte le poltrone a venire. Vince, strano a dirsi, la curiosità.
Giulia è una scenografa. Ha 34 anni e nessun dubbio: il lavoro che vuole fare per tutta la vita è quello di ideare e ricreare a 360° gli ambienti dentro cui si muove il film. Un lavoro di squadra e non tanto per dire. Si comincia coi bozzetti, a stretto contatto con regista e direttore della fotografia, fino a stendere “una patina di verità sulle pareti del set” con il pittore di scena. Ed è tra quelle pareti che il regista plasma la storia e che l’attore può costruire la propria psicologia e una verità che accalappia lo spettatore.
Alzando un po’ lo sguardo dalla poltrona, tutto funziona perché è persino più coerente della vita vera, caffè compresi. Ma “sul set niente appare per magia. Il lavoro dello scenografo consiste anche nel procurare tutto ciò che è scritto a sceneggiatura, l’arredamento e i cosiddetti fabbisogni. Se c’è scritto che l’attore beve un caffè, dev’esserci davvero un caffè da fargli bere!”.
Giulia ne ha di cose da dire, teoriche ma anche e soprattutto pratiche, apprese all’Accademia di Belle Arti di Firenze e al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, da insegnanti come Pietro Tosi, fiorentino Oscar alla carriera.
E vuole parlarne a Firenze, perché “in Italia non ci sono molte scuole di scenografia per il cinema e quelle che ci sono pongono limiti economici notevoli a chi vuole frequentarle. Firenze è una capitale artistica dove cinema e audiovisivo sono in espansione, dove si girano sempre più film e serie internazionali, come Inferno di Ron Howard e I Medici. E tante tante pubblicità. Le potenzialità ci sono, perché limitare i giovani?”.
Giulia ha avuto la testa dura e ha fatto orecchio da mercante a chi non considerava il suo un “vero lavoro”. È così che ha accumulato esperienze nazionali ed internazionali con registi come Pupi Avati, Michael Winterbottom e Roan Johnson. Ha scelto l’arte della scenografia cinematografica e tutti quelli che, non ci s’immagina, possono essere gli sbocchi di un percorso del genere, dalle scenografie per musei a quelle per le pubblicità. Scenografia a 360°.
La scuola di cinema Immagina propone un workshop che permette di chiarirsi le idee su chi è lo scenografo, cosa fa, come passa dalla creatività del bozzetto alla pratica organizzativa del reparto scenografico, che include i mezzi necessari per il trasporto del materiale. Perché “sul set niente appare per magia”. La scuola aggiunge una ruota all’ingranaggio cinematografico, che non smetteresti mai di guardare. Porta un altro pezzo di cinema a Firenze, scenografia divina per natura.
Chiara Ottanelli